giovedì 3 ottobre 2019

Rbc, i titoli minerari con il maggior potenziale


ll recente rialzo dei prezzi dei metalli preziosi ha rimesso sotto i riflettori i titoli minerari. Rating e target price degli analisti di Rbc Capital Markets
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Titoli minerari
ll recente rialzo dei prezzi dei metalli preziosi ha rimesso sotto i riflettori i titoli minerari. Rating e target price degli analisti di Rbc Capital Markets.
1) Imperial Metals. Il target price è 4 dollari canadesi (total return del 60% dalle quotazioni), con rating neutrale (sector perform). Il titolo, che capitalizza 218 milioni di dollari, tratta 25,5 l'utile del 2020. Non distribuisce il dividendo.
2) HudBay Minerals. Il target price è 9 dollari canadesi (total return del 41% dalle quotazioni), con rating neutrale (sector perform). Il titolo, che capitalizza 1,2 miliardi di dollari, tratta 24,5 volte l'utile 2019 e 34 quello del 2020. Il dividend yield è 0,2%.
3) Capstone Mining. Il prezzo obiettivo è 1,25 dollari canadesi (total return del 127% dalle quotazioni), con rating neutrale (sector perform). Il titolo, che capitalizza 163 milioni di dollari, tratta 11,9 volte l'utile 2019 e 14 quello del 2020. Non distribuisce il dividendo.
4) Freeport McMoRan. Il target price è 12 dollari Usa (total return del 20% dalle quotazioni), con rating negativo (underperform). Il titolo, che capitalizza 14,6 miliardi di dollari, tratta 34,7 volte l'utile 2019 e 13,2 quello del 2020. Il dividend yield è 0,5%.
5) Turquoise Hill. Il prezzo obiettivo è 3 dollari (total return del 140% dalle quotazioni), con rating neutrale (sector perform). Il titolo, che capitalizza 2,3 miliardi di dollari, tratta 10,5 volte l'utile 2019 e 9,4 quello del 2020. Non distribuisce il dividendo.
6) Kaz Minerals. Il target price è 6,20 sterline (total return del 20% dalle quotazioni), con rating neutrale (sector perform). Il titolo, che capitalizza 3 miliardi di dollari, tratta 6,8 volte l'utile 2019 e 7,7 quello del 2020. Il dividend yield è 1,8%.
7) Antofagasta. Il prezzo obiettivo è 8,60 sterline (total return del 12% dalle quotazioni), con rating neutrale (sector perform). Il titolo, che capitalizza 10 miliardi di dollari, tratta 17,2 volte l'utile 2019 e 22 quello del 2020. Il dividend yield è 5%.
8) Central Asia Metals. Il target price è 2,90 sterline (total return del 34% dalle quotazioni), con rating positivo (outperform). Il titolo, che capitalizza 500 milioni di dollari, tratta 8,8 volte l'utile 2019 e 9,2 quello del 2020. Il dividend yield è 4,2%.
9) First Quantum. Il prezzo obiettivo è 17 dollari canadesi (total return del 70% dalle quotazioni), con rating positivo (outperform). Il titolo, che capitalizza 5 miliardi di dollari, tratta 11,8 volte l'utile 2019 e 6,2 quello del 2020. Il dividend yield è 0,1%.
10) Ivanhoe Mines. Il prezzo obiettivo è 5 dollari canadesi (total return del 50% dalle quotazioni), con rating positivo (outperform). Il titolo, che capitalizza 1,9 miliardi di dollari, non distribuisce il dividendo. (riproduzione riservata)
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Borse Ue, si profila un avvio in rosso dopo la scure di Trump sul made in Europe


Gli Usa imporranno dal 18 ottobre tariffe su un valore pari a 7,5 miliardi di dollari di importazioni europee, anche se le due parti si dovrebbero incontrare il 14 ottobre. Chiusa Francoforte. Focus sui pmi dei servizi e sulle vendite al dettaglio della zona euro. L'oro ritorna verso quota 1.500 dollari. A Piazza Affari attenzione a Mediobanca, Generali, Ubi, Banco e Safilo
di Paola Valentini
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trump
Clima di tensione anche oggi sui listini europei, visti aprire in calo dopo che gli Stati Uniti hanno avuto il via libera dall'Organizzazione mondiale per il commercio (Wto) di imporre dal 18 ottobre nuove tariffe su un valore pari a 7,5 miliardi di dollari di importazioni europee (il 10% sui grandi aerei commerciali, ma l'Italia è in questo caso esclusa, e il 25% sugli articoli agricoli e industriali), come ritorsione per gli aiuti governativi illegali ad Airbus . Si acuiscono così i timori di un rallentamento globale.
"L'imposizione effettiva delle tariffe aumenta il rischio di inasprimento delle tensioni commerciali", affermano gli analisti di Citi, anche se le due parti si dovrebbero incontrare il 14 ottobre per cercare una soluzione alla disputa. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dovrebbe decidere entro il 13 novembre se imporre tariffe sulle auto e sui ricambi auto dell'Ue, che porterebbero una rapida escalation con dazi su oltre 100 miliardi di dollari di beni europei. Si segnala che oggi resta chiusa per festività la borsa di Francoforte (festa della Riunificazione).
La decisione ha affossato ieri le borse europee, sul finale di seduta, e Wall Street (il Dow Jones ha perso l'1,86% a quota 26.078, l'S&P 500 ha ceduto l'1,79% a 2.887, mentre il Nasdaq Composite ha messo a segno un -1,56% a 7.785. Negativi stamattina anche i listini asiatici con il Nikkei di Tokyo che ha chiuso a -2% (la Cina resta chiusa fino a lunedì compreso per i festeggiamenti legati al 70° anniversario della nascita della Repubblica popolare cinese).
Intanto per oggi si profila una seduta densa di dati macro. In Europa sono in agenda i pmi dei servizi di settembre Italia (9:45), Francia (9:50), Germania (9:55), della zona euro (10:00) e della Gran Bretagna (10:30).
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Poi arriverà l'aggiornamento delle vendite al dettaglio e dei prezzi alla produzione di agosto della zona euro (11:00). Poi nel pomeriggio gli Usa pubblicheranno le richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione (14:30), oltre che l'Ism dei servizi di settembre, gli ordini alle imprese di agosto e gli ordini di beni durevoli sempre di agosto finali (16:00). I dati Usa dei giorni scorsi che mostrano una creazione di posti di lavoro in rallentamento e una produzione manifatturiera più debole indicano che la guerra commerciale tra Usa e Cina sta mettendo a dura prova anche l'economia americana, oltre a quella mondiale.
Nel frattempo in Europa, le nuove proposte del primo ministro inglese per sbloccare l'impasse sulla Brexit hanno incontrato un certo scetticismo da parte dei funzionari dell'Unione europea, ponendo le basi per settimane di difficili manovre politiche prima dell'uscita del Regno Unito dall'Ue il 31 ottobre. Dopo la telefonata con Boris Johnson, Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, ha accolto con favore la determinazione del premier inglese nel fare progressi verso un accordo, ma ha affermato che "ci sono ancora alcuni punti problematici che avranno bisogno di ulteriore lavoro nei prossimi giorni", comprese le idee sul backstop.
Altri funzionari europei hanno suggerito che le idee proposte erano un potenziale punto di partenza per i negoziati, ma molti rimangono scettici sul fatto che queste possano costituire la base di un accordo e alcuni hanno dichiarato di essere incerti sul fatto che Johnson volesse davvero evitare una Brexit senza intesa.
Sul fronte valutario, il cambio euro-dollaro è in leggero rialzo, a causa dei crescenti timori su un indebolimento dell'economia Usa, e tratta a 1,0957 dagli 10925 della chiusura di ieri in Europa, il dollaro/yen è sopra 107 a 107,127 e il cross tra sterlina e dollaro è appena sotto 1,23 a 1,2295.
Nell'obbligazionario il costo di finanziamento del T-Note decennale Usa è sceso di 5,7 punti base all'1,594%. I prezzi del petrolio trattano sulla parità, mentre l'oro si riavvicina verso quota 1.500 dollari e oggi tratta a 1.498 dollari l'oncia, perché i ribassi dei listini spingo gli investitori a cercare un riparo nel metallo giallo.
A Piazza Affari si segnala che Moody's ha assegnato il primo rating a Banca Farmafactoring . Il giudizio sulla solidità patrimoniale del gruppo attivo nella gestione e nello smobilizzo pro soluto di crediti commerciali vantati nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni è Ba1.
Da seguire anche Mediobanca  sulla scia delle indiscrezioni di stampa secondo cui Leonardo  Del Vecchio starebbe studiando di salire ancora nel capitale dell'investment bank, puntando al 10% dall'attuale 6,94%. Sempre restando nell'orbita di Mediobanca  si segnalano anche le dichiarazioni di Philippe Donnet, ceo delle Generali (di cui Mediobanca  è primo azionista con il 13,03%), il quale ha confermato che la compagnia ha disponibili 3 miliardi di euro per acquisizioni.
Sul fronte delle banche resta sempre sotto i riflettori l'ipotesi, come scrive MF-Milano Finanza, di una possibile aggregazione tra Ubi e Banco Bpm  dopo le parole di apertura dei giorni scorsi dell'ad di quest'ultimo istituto, anche se allo stato non c'è alcun dossier aperto. Ubi Banca  trova sponda anche tra i grandi soci del gruppo guidato da Victor Massiah, a partire dalla Fondazione Cr Cuneo il cui presidente, Giandomenico Genta, ha detto che questi "sono tutti dossier che una banca come Ubi dovrà esaminare uno per uno".
Attenzione anche a Safilo  ieri in forte rialzo a Piazza Affari perché la borsa crede all'ipotesi di un'aggregazione con Kering  che avrebbe manifestato interesse per l'azienda padovana, come anticipato ieri da MF-Milano Finanza. (riproduzione riservata)
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I dazi di Trump costeranno all'Italia oltre un miliardo



Gli Usa potranno aumentare del 100% i dazi su merci per 7,5 miliardi di dollari. Coldiretti lancia l'allarme sull'impatto sul settore agroalimentare, che colpisce soprattutto Italia e Francia
di Teresa Campo
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grana padano
Potrebbe costare oltre un miliardo di euro all’Italia la decisione del Wto di oggi sui dazi. Mettendo fine a una controversia tra Ue e Usa in corso da 15 anni e aprendo potenzialmente un nuovo fronte nella guerra commerciale avviata dall'amministrazione Trump, l'Organizzazione Mondiale del Commercio ha infatti stabilito che gli Stati Uniti hanno il diritto di imporre dazi doganali su 7,5 miliardi di dollari di prodotti dell'Unione Europea, a causa dei sussidi ad Airbus , giudicati aiuti di Stato iillegali.
La decisione del Wto in particolare consente a Washington di aumentare le tariffe all’importazione fino al 100% su una lista di prodotti indicata dal Dipartimento del Commercio statunitense e pubblicata nel Registro Federale. Dopo la Francia secondo Coldiretti l’Italia rischia di essere il Paese più colpito. E questo per il semplice jmotivo che a pagare il conto più salato rischia di essere l’agroalimentare con vini, formaggi, salumi, pasta, olio extravergine di oliva, agrumi, olive, uva, marmellate, succhi di frutta, pesche e pere in scatola, acqua, superalcolici e caffè. In pericolo sono soprattutto i formaggi, anche per le pressioni della lobby dell’industria casearia Usa (Ccfn) che ha recentemente chiesto al presidente Trump di imporre dazi alle importazioni dall’Europa.
Secondo i dati forniti da Coldiretti l'Italia esporta negli Usa olio d’oliva per 436 milioni di euro l'anno (dati 2018) e formaggi per 273 milioni, mentre nell'ultimo anno l’export del prosecco è cresciuto del 17% nel mondo e del 10% negli Usa. In soldoni secondo i primi calcoli il prezzo di una bottiglia di prosecco da 5-6 euro in Italia e di 10-15 dollari negli Usa, con i dazi al 100% potrebbe lievitare fino a 20-30 euro, mentre per l'olio extravergine d'oliva l'aumento sarebbe da 12,40 a 24,77 dollari al litro, ma il conto sarà pesante anche per gli altri prodotti alimentari top del made in Italy ovvero mozzarella, prosciutto crudo, parmigiano reggiano.
Dopo quello tedesco il mercato Usa è il secondo mercato estero per Parmigiano Reggiano e Grana Padano per i quali, afferma Coldiretti, la tassa potrebbe arrivare fino a 15 dollari al kg, facendo alzare il prezzo al consumo fino a 60 dollari al kg, con un crollo dei consumi locali anche dell'80-90%.
Washington deve ora avviare la procedura con la pubblicazione, già entro questo mese, della lista definitiva di prodotti europei da colpire. Entro il 13 novembre inoltre l'amministrazione Trump dovrebbe decidere se imporre tariffe sulle auto e sui ricambi auto dell'Ue, che porterebbero una rapida escalation con dazi su oltre 100 miliardi di beni europei.
Per contro il Wto nel 2020 dovrà decidere su un caso separato nel quale l'UE accusa gli Usa di sussidi illegali a Boeing, concorrente diretta di Airbus .
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Mediobanca, Del Vecchio valuta la richiesta di salire oltre il 10%


La domanda deve essere inoltrata alle autorità di Vigilanza (Bce e Banca d’Italia). L'opzione allo studio dell'avvocato Erede. A Milleri la regia dell'operazione. «No comment» da Delfin

di Laura Galvagni e Alessandro Graziani
Leonardo Del Vecchio (Imagoeconomica)
Leonardo Del Vecchio (Imagoeconomica)
1' di lettura
La Delfin di Leonardo Del Vecchio starebbe valutando la possibilità di chiedere alle autorità di Vigilanza (Bce e Banca d'Italia) l'autorizzazione per salire oltre il 10% nel capitale di Mediobanca. Allo stato attuale la richiesta non sarebbe ancora stata presentata ma l'opzione sarebbe allo studio dell'avvocato Sergio Erede. In proposito l'azienda, contattata, ha risposto con un «no comment». Il parere della Vigilanza alla eventuale richiesta di Delfin, che secondo indiscrezioni finanziarie starebbe ragionando sulla cosa ma non avrebbe ancora assunto una decisione definitiva, dovrebbe arrivare entro sessanta giorni dalla notifica. E in caso di riposta positiva da parte della Banca centrale la cassaforte dell'imprenditore potrebbe spingersi di fatto al massimo fino al 20% di Piazzetta Cuccia.

Del Vecchio - affiancato dal braccio destro Francesco Milleri, cui è affidata la regia dell'operazione - ha per ora dichiarato di avere acquistato sul mercato il 6,94% del capitale. Da giorni però in Borsa circolano rumors sul fatto che la quota sia ormai prossima al 10% della banca. Soglia rilevante ai fini della comunicazione alla Consob e limite non valicabile senza autorizzazione della Vigilanza bancaria. Si vedrà con che quota Del Vecchio si presenterà all'assemblea ordinaria dei soci di Mediobanca del prossimo 28 ottobre.
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