giovedì 3 ottobre 2019

Borse, Asia in ribasso. Europa, incertezza prima dell’avvio


Future intorno alla parità sugli indici europei dopo la débacle di Wall Street e dei listini asiatici. Gli investitori tornano sulle obbligazioni e nei porti sicuri di Yen e Franco svizzero. Salgono le attese per un taglio dei tassi americani.

di Marzia Redaelli
2' di lettura
Le borse europee oscillano dopo due sedute di ribasso. Gli investitori temono il rallentamento economico segnalato dall’attività manifatturiera e a questa preoccupazione si aggiunge quella per i dazi statunitensi sulle importazioni dall’Europa, avallati dalla decisione della Wto a favore dell’americana Boeing nella disputa con la multinazionale Airbus quotata a Parigi.
I future sugli indici del vecchio continente ondeggiano intorno alla parità, mentre gli acquisti tornano sulle valute rifugio: il franco svizzero e lo yen, che si rafforzano contro le principali monete.
La correzione è compatibile con la corsa degli indici azionari da inizio anno, che a dispetto delle tensioni mostrano guadagni a doppia cifra su molti parterre (+15% l’S&P500 Usa, +14% l’EuroStoxx50, +15% il Ftse Mib a Milano). Le ultime due sessioni però hanno eroso completamente i rialzi di settembre su molte piazze. Le probabilità che la banca cebntrale americana faccia marcia indietro e tagli i tassi di interesse sono balzate dal 50% al 75%.
Le borse asiatiche orfane di Shanghai chiusa per festività sono in ribasso. Tokyo ha chiuso a -2%.
L’avversione al rischio favorisce gli acquisti sulle obbligazioni. Il rendimento dei Btp italiani a dieci anni riscende di qualche centesimo sotto lo 0,9% contro il -0,56% del Bund tedesco. E così lo spread per la scadenza al 2029 si restringe un po’ a 144 punti base (sul mercato all’ingrosso Mts lo spread del nuovo titolo di riferimento con scadenza aprile 2030 è arrivato a 150 punti base).
Oggi tra i dati macroeconomici in arrivo ci sono le rilevazioni sull’andamento del settore servizi. Gli indici Pmi in Europa e l’Ism negli Usa, entrambi frutto dei sondaggi presso le imprese, sono attesi per verificare se la contrazione della manifattura, gravata da mesi dalla diminuzione delle esportazioni, inizia a intaccare seriamente il terziario, retto dalla domanda interna. Nell’area euro, la stima preliminare segnava 52 punti (Italia a 50,6), sopra la soglia dei 50 che delimita la zona di espansione. Negli Stati Uniti, invece, l’Ism è ancora a 56,4 punti. Completano il quadro i consumi al dettaglio nell’Unione europea (-0,6% ad agosto) e gli ordini di beni durevoli americani, che invece sono un anticipatore dell’attività industriale (+2% ad agosto, ma -0,4% esclusi i trasporti).
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