giovedì 3 ottobre 2019

Borse Ue, si profila un avvio in rosso dopo la scure di Trump sul made in Europe


Gli Usa imporranno dal 18 ottobre tariffe su un valore pari a 7,5 miliardi di dollari di importazioni europee, anche se le due parti si dovrebbero incontrare il 14 ottobre. Chiusa Francoforte. Focus sui pmi dei servizi e sulle vendite al dettaglio della zona euro. L'oro ritorna verso quota 1.500 dollari. A Piazza Affari attenzione a Mediobanca, Generali, Ubi, Banco e Safilo
di Paola Valentini
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Clima di tensione anche oggi sui listini europei, visti aprire in calo dopo che gli Stati Uniti hanno avuto il via libera dall'Organizzazione mondiale per il commercio (Wto) di imporre dal 18 ottobre nuove tariffe su un valore pari a 7,5 miliardi di dollari di importazioni europee (il 10% sui grandi aerei commerciali, ma l'Italia è in questo caso esclusa, e il 25% sugli articoli agricoli e industriali), come ritorsione per gli aiuti governativi illegali ad Airbus . Si acuiscono così i timori di un rallentamento globale.
"L'imposizione effettiva delle tariffe aumenta il rischio di inasprimento delle tensioni commerciali", affermano gli analisti di Citi, anche se le due parti si dovrebbero incontrare il 14 ottobre per cercare una soluzione alla disputa. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dovrebbe decidere entro il 13 novembre se imporre tariffe sulle auto e sui ricambi auto dell'Ue, che porterebbero una rapida escalation con dazi su oltre 100 miliardi di dollari di beni europei. Si segnala che oggi resta chiusa per festività la borsa di Francoforte (festa della Riunificazione).
La decisione ha affossato ieri le borse europee, sul finale di seduta, e Wall Street (il Dow Jones ha perso l'1,86% a quota 26.078, l'S&P 500 ha ceduto l'1,79% a 2.887, mentre il Nasdaq Composite ha messo a segno un -1,56% a 7.785. Negativi stamattina anche i listini asiatici con il Nikkei di Tokyo che ha chiuso a -2% (la Cina resta chiusa fino a lunedì compreso per i festeggiamenti legati al 70° anniversario della nascita della Repubblica popolare cinese).
Intanto per oggi si profila una seduta densa di dati macro. In Europa sono in agenda i pmi dei servizi di settembre Italia (9:45), Francia (9:50), Germania (9:55), della zona euro (10:00) e della Gran Bretagna (10:30).
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Poi arriverà l'aggiornamento delle vendite al dettaglio e dei prezzi alla produzione di agosto della zona euro (11:00). Poi nel pomeriggio gli Usa pubblicheranno le richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione (14:30), oltre che l'Ism dei servizi di settembre, gli ordini alle imprese di agosto e gli ordini di beni durevoli sempre di agosto finali (16:00). I dati Usa dei giorni scorsi che mostrano una creazione di posti di lavoro in rallentamento e una produzione manifatturiera più debole indicano che la guerra commerciale tra Usa e Cina sta mettendo a dura prova anche l'economia americana, oltre a quella mondiale.
Nel frattempo in Europa, le nuove proposte del primo ministro inglese per sbloccare l'impasse sulla Brexit hanno incontrato un certo scetticismo da parte dei funzionari dell'Unione europea, ponendo le basi per settimane di difficili manovre politiche prima dell'uscita del Regno Unito dall'Ue il 31 ottobre. Dopo la telefonata con Boris Johnson, Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, ha accolto con favore la determinazione del premier inglese nel fare progressi verso un accordo, ma ha affermato che "ci sono ancora alcuni punti problematici che avranno bisogno di ulteriore lavoro nei prossimi giorni", comprese le idee sul backstop.
Altri funzionari europei hanno suggerito che le idee proposte erano un potenziale punto di partenza per i negoziati, ma molti rimangono scettici sul fatto che queste possano costituire la base di un accordo e alcuni hanno dichiarato di essere incerti sul fatto che Johnson volesse davvero evitare una Brexit senza intesa.
Sul fronte valutario, il cambio euro-dollaro è in leggero rialzo, a causa dei crescenti timori su un indebolimento dell'economia Usa, e tratta a 1,0957 dagli 10925 della chiusura di ieri in Europa, il dollaro/yen è sopra 107 a 107,127 e il cross tra sterlina e dollaro è appena sotto 1,23 a 1,2295.
Nell'obbligazionario il costo di finanziamento del T-Note decennale Usa è sceso di 5,7 punti base all'1,594%. I prezzi del petrolio trattano sulla parità, mentre l'oro si riavvicina verso quota 1.500 dollari e oggi tratta a 1.498 dollari l'oncia, perché i ribassi dei listini spingo gli investitori a cercare un riparo nel metallo giallo.
A Piazza Affari si segnala che Moody's ha assegnato il primo rating a Banca Farmafactoring . Il giudizio sulla solidità patrimoniale del gruppo attivo nella gestione e nello smobilizzo pro soluto di crediti commerciali vantati nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni è Ba1.
Da seguire anche Mediobanca  sulla scia delle indiscrezioni di stampa secondo cui Leonardo  Del Vecchio starebbe studiando di salire ancora nel capitale dell'investment bank, puntando al 10% dall'attuale 6,94%. Sempre restando nell'orbita di Mediobanca  si segnalano anche le dichiarazioni di Philippe Donnet, ceo delle Generali (di cui Mediobanca  è primo azionista con il 13,03%), il quale ha confermato che la compagnia ha disponibili 3 miliardi di euro per acquisizioni.
Sul fronte delle banche resta sempre sotto i riflettori l'ipotesi, come scrive MF-Milano Finanza, di una possibile aggregazione tra Ubi e Banco Bpm  dopo le parole di apertura dei giorni scorsi dell'ad di quest'ultimo istituto, anche se allo stato non c'è alcun dossier aperto. Ubi Banca  trova sponda anche tra i grandi soci del gruppo guidato da Victor Massiah, a partire dalla Fondazione Cr Cuneo il cui presidente, Giandomenico Genta, ha detto che questi "sono tutti dossier che una banca come Ubi dovrà esaminare uno per uno".
Attenzione anche a Safilo  ieri in forte rialzo a Piazza Affari perché la borsa crede all'ipotesi di un'aggregazione con Kering  che avrebbe manifestato interesse per l'azienda padovana, come anticipato ieri da MF-Milano Finanza. (riproduzione riservata)
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