giovedì 25 settembre 2014

Istat: salari restano fermi anche ad agosto, +1,1% su anno


Buste paga non crescono per due mesi consecutivi

I salari non crescono per due mesi consecutivi. Ad agosto, l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie rimane invariato rispetto al mese precedente e aumenta dell'1,1% rispetto ad agosto 2013. Lo rileva l'Istat, ricordando che- come successo con i dati di luglio 2014 - la crescita annua continua a essere la più bassa almeno da 32 anni, ovvero dal 1982, data d'inizio delle serie ricostruite. Complessivamente, nei primi otto mesi del 2014 la retribuzione oraria media è cresciuta dell'1,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, spiega l'Istat, ricordando che si tratta dello stipendio lordo, che fa riferimento alle misure tabellari stabilite nei contratti, tendendo conto di elementi con carattere generale e continuativo (esclusi gli 'una tantum'). Guardando ai principali macrosettori, ad agosto le retribuzioni contrattuali orarie sono cresciute dell'1,4% - rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente - per i dipendenti del settore privato, mentre c'è stata una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione. Nel dettaglio, i settori che ad agosto presentano gli incrementi annuali maggiori sono le telecomunicazioni (3,1%) e l'estrazione minerali (2,9%), L'Istat ha invece registrato una variazione negativa nel settore dei trasporti, servizi postali e attività connesse (-0,3%).
   
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Debiti Pa: già pagati 31,3 mld, erogati 38,4 mld


Lo annuncia il Mef che ha aggiornato lo stato di avanzamento del pagamento dei debiti della P.A.

I debiti della P.A. pagati ai creditori ad oggi ammontano a 31,3 miliardi mentre le risorse rese disponibili agli enti debitori sono in totale 38,4 miliardi, il 68% dello stanziamento del 2013. E' quanto si legge sul sito del Mef che ha aggiornato lo stato di avanzamento del pagamento dei debiti della P.A..
''Sulla base delle richieste degli enti debitori e delle indicazioni che provengono da altre fonti, tra le quali le richieste di certificazione del credito da parte dei fornitori, le risorse fin qui stanziate sembrano essere più che sufficienti a smaltire il debito 'patologico', in linea con le stime della Banca d'Italia''.
"Tra settembre e novembre - annuncia il Mef - dovrebbero essere richiesti da Regioni e Comuni e quindi erogati dal Tesoro circa 9 miliardi, che si aggiungono ai 38 già erogati". "Le amministrazioni centrali sono responsabili di una quota del debito patologico stimata nel 5-10%; gran parte è responsabilità di Regioni, Province, Comuni, enti sanitari nonché consorzi e società partecipate locali''. Lo spiega il Mef aggiungendo che ''negli ultimi mesi le somme messe a disposizione degli enti vengono richieste e assorbite più lentamente, presumibilmente perché la quota maggiore di debito patologico è stata rimossa''. Ed è ''poco plausibile che vengano richieste interamente le ulteriori risorse stanziate''.
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Monito di Visco, legalità ed efficienza nella Pubblica Amministrazione


Invertire calo di quelli pubblici, stimolare i privati

 "La politica monetaria resterà accomodante ma non è sufficiente ": lo ha detto il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, precisando che la maggiore sfida è l'economia reale. "Deve essere invertito il calo degli investimenti pubblici e stimolato quello per le infrastrutture". "Sotto molti punti di vista stiamo viaggiando in territori inesplorati", ha aggiunto parlando allo Strategic forum Iea-Isi in corso a Roma. Secondo Visco "è necessario in particolare stimolare gli investimenti". " In Italia - ha sottolineato il Governatore di Bankitalia - gli interventi più urgenti sono quelli per salvaguardare la legalità e l'efficienza nella pubblica amministrazione". Soffermandosi in particolare sull' Italia, Visco ha osservato che da noi "gli investimenti reali pubblici e privati sono calati, rispettivamente, di oltre il 30 e del 25 per cento, tra il 2007 e il 2013, ben al di sopra della media già alta del 20% registrata nell'intera area dell'euro". Il Governatore ha poi ampliato l'analisi al fatto che "l'ambiente imprenditoriale dev'essere reso più favorevole agli investimenti privati. E gli investimenti in infrastrutture devono tornare in cima all'agenda politica". A giudizio di Visco, inoltre, "nell'area euro le politiche dovrebbero puntare a mantenere basso il costo del capitale, a sviluppare fonti di finanziamento complementari ai prestiti bancari, a realizzare le riforme strutturali e a ridurre l'incertezza politica".
Disoccupazione giovani in Italia molto alta, oltre il 40%
"Negli ultimi anni c'e' stato " un drammatico aumento della disoccupazione". Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco precisando che nell'area Euro il tasso dei senza lavoro a luglio era dell'11,5% mentre in Italia "è più che raddoppiato rispetto al 2007 dal 6% al 12%". Visco ha sottolineato inoltre che in Italia la disoccupazione giovanile è particolarmente elevata ed è schizzata dal 20% a oltre il 40%.
 In Italia urgono più legalità ed efficienza nella pubblica amministrrazione
"In Italia gli interventi più urgenti sono quelli per salvaguardare la legalità e l'efficienza nella pubblica amministrazione". Ha sottolineato Visco intervenendo allo Strategic forum Iea-Isi in corso a Roma. Questi interventi dovrebbero essere "ineludibili", secondo il governatore. Ma perché siano efficaci, suggerisce, "devono essere viste come parte di una riflessione strategica ad ampio raggio sul funzionamento futuro delle nostre economie". Per rafforzare l'appello all'Italia a fare riforme per la salvaguardia della legalità e dell'efficienza della P.A., Visco ha richiamato un suo precedente appello già fatto nelle ultime Considerazioni Finali. All'assemblea degli azionisti della Banca d'Italia il Governatore aveva detto che "la corruzione, l'attività criminale e l'evasione fiscale non solo minano la comunità, ma distorcono anche il comportamento degli agenti economici e dei prezzi di mercato, riducono l'efficienza dell'azione di governo, aumentano il peso delle tasse su quelli che fanno il proprio dovere e restringono gli investimenti produttivi e la creazione dei posti di lavoro". Viceversa "il buon funzionamento della pubblica amministrazione migliora l'operatività dei mercati e la concorrenza, riduce i costi per le imprese a si riflette sulla qualità e sui costi dei servizi pubblici a quindi sul carico fiscale. L'efficacia delle riforme dipende da essa", ha aggiunto Visco.
 Da automazione in Italia a rischio 56% posti lavoro
L'Italia potrebbe vedere a rischio il 56% dei propri posti di lavoro a causa dell'automatizzazione e della computerizzazione: lo ha detto il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, citando uno studio degli economisti della Oxford University. Visco ha ricordato che data la sua specializzazione in prodotti tradizionali, l'Italia ha fino ad ora sofferto maggiormente gli impatti della globalizzazione "ma non è certamente immune alle sfide poste dalla tecnologia". Visco ha citato gli studi di alcuni economisti europei secondo cui il 47% degli attuali posti di lavoro negli Stati Uniti sarebbero a rischio di venire automatizzati in uno o due decenni. E applicando il rischio computerizzazione ai paesi europei, Visco spiega che pur con tutti i necessari caveat da porre a questo tipo di analisi, "l'Italia si trova tra i paesi in cui un più ampio numero di posti di lavoro sarebbero vulnerabili alla computerizzazione: il 56% contro il 51% in Germania, il 50% in Francia e il 47% nel Regno Unito. Potremmo non aver ancora visto tutto l'impatto dell'innovazione tecnologica" ha messo in guardia il Governatore.
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Euro scivola a 1,2731 dollari, minimo dal novembre 2012


Pesano aspettative negative economia e attese mosse Bce

Nuova scivolata dell'euro nei confronti del dollaro. Dopo essere scesa sotto quota 1,28 ieri, l'euro scivola ai minimi dal novembre 2012 a 1,2731 dollari, indebolito dai commenti del presidente della Bce Mario Draghi che aprono a nuovi interventi di stimolo monetario e dai dati deboli sull'economia dell'Eurozona. Pesano le aspettative negative sull'economia europea con gli investitori che scommettono su un massiccio intervento della Bce.
Rumors su offerta Trujillo da 7,5 mld per Telecom 
Solomon Dennis, detto Sol, Trujillo (ex ceo di Telstra la compagnia telefonica australiana) vuole Telecom e starebbe preparando una cordata con i fondi del Qatar e Abu Dhabi. L'offerta allo studio sarebbe da 7,5 miliardi di euro. Sui rumors, riportati dall'agenzia Bloomberg, il titolo in Borsa ha fatto un balzo del 3,4% a 0,94 euro. Secondo quanto riporta Bloomberg, Trujillo, 62enne americano con un trascorso nel mondo delle tlc che spazia da Us West Communications a France Orange all'australiana Telstra, avrebbe discusso del dossier Telecom Italia con i propri advisor a New York e avrebbe trovato l'interesse dei fondi sovrani di Qatar e Abu Dhabi. Al centro del piano ci sarebbe la costituzione di una cordata d'investitori che raccolga risorse fino a 7,5 miliardi di euro. Un ammontare che ai prezzi attuali espressi da Telecom varrebbe poco meno del 50% della capitalizzazione del gruppo in Borsa. Come noto, sulle spalle della compagnia telefonica italiana grava un debito di 34,98 miliardi di euro (al 30 giugno 2014) mentre l'outlook è negativo per tutte e tre le agenzie di rating (S&P's, Moody's e Fitch). Sempre secondo le stesse indiscrezioni, Trujillo, che prima di muovere qualsiasi passo vorrebbe assicurarsi il sostegno del governo italiano, potrebbe strutturare l'investimento sotto forma di un aumento di capitale o comprando direttamente azioni Telecom sul mercato. Intanto, in Borsa il mercato non sembra dar molta importanza alle voci: il titolo che era volato inizialmente oltre il 5 per cento, ha ridotto i guadagni all'1,26% (nel complesso il listino è negativo), lontano dalla soglia psicologica di 1 euro (0,92 euro).
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Annamaria Furlan in pole per la guida della Cisl dopo Bonanni


A ottobre il cambio della guardia anticipato dopo 8 anni da segretario

Cambio della guardia a sorpresa alla guida della Cisl: il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni,annuncia ai segretari confederali, regionali e di categoria l'intenzione di lasciare la segreteria in anticipo rispetto al termine del mandato (giugno 2015 quanto compirà 66 anni). A sostituirlo dovrebbe arrivare l'attuale segretario generale aggiunto,Annamaria Furlan. Ma la linea rispetto alla riforma del lavoro, ha assicurato Bonanni, non dovrebbe cambiare. E' l'8 ottobre la probabile data della riunione del consiglio generale della Cisl per la ratifica delle dimissioni di Raffaele Bonanni e l'elezione del nuovo segretario generale. La convocazione del consiglio non è stata ancora formalizzata ed è attesa a breve.
Ancora una donna alla guida di un grande sindacato: insieme a Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, potrebbe arrivare presto Annamaria Furlan, segretario generale aggiunto del sindacato dallo scorso giugno, alla guida della Cisl per sostituire Raffaele Bonanni segretario dimissionario. L'elezione di Furlan dovrebbe rappresentare un segno di rinnovamento, anche generazionale, ma nello stesso tempo di continuità nella linea del sindacato. ''Il suo lavoro di questi anni, disse Bonanni al momento dell'elezione di Furlan a segretario aggiunto - rappresenta la garanzia di una continuità dell'azione politica e sindacale della Cisl".

Cinquantasei anni, genovese, Annamaria Furlan ha iniziato la sua attività sindacale nel 1980 come delegata del Silulap, la categoria Cisl dei lavoratori postali di cui poi e' divenuta segretaria provinciale e regionale. Successivamente Furlan ha guidato la Cisl di Genova e la Cisl regionale della Liguria. Dal 2002 è segretario confederale della Cisl occupandosi del settore terziario e servizi, che comprende: commercio, turismo, banche, assicurazioni, telecomunicazioni, spettacolo, editoria, trasporti, poste, authority, politiche agroalimentari ed energetiche.
Parte quindi il percorso per la sostituzione che però arriverà solo con il Consiglio generale del sindacato che dovrebbe riunirsi nella prima decade di ottobre. In quella sede si eleggerà il nuovo segretario generale. Bonanni, 65 anni, abruzzese di Bomba, alla guida della Cisl dal 2006 (fu eletto dopo Savino Pezzotta che lasciò anche lui in anticipo rispetto alla scadenza del mandato) si è battuto in questi anni soprattutto per la riduzione delle tasse sul lavoro e per la difesa dell'occupazione ma con una visione più ''riformista'' rispetto ai colleghi della Cgil con i quali si è diviso in più occasioni (dagli accordi sul nuovo contratto per la Fiat all'accordo del 2009 sul modello contrattuale). Per quanto riguarda la riforma del lavoro Bonanni si è detto nei giorni scorsi pronto a trattare sul contratto a tutele crescenti ma ha chiesto al Governo di impegnarsi a cancellare le false partite iva e gli altri contratti precari che nascondono nella sostanza lavoro subordinato. La mano passerà quindi a Annamaria Furlan anche se la linea, ha assicurato Bonanni, non cambierà.
Sul futuro di Bonanni per ora non trapela nulla ma se si dovesse seguire la tradizione il passaggio potrebbe essere nella politica come è accaduto per i tre predecessori alla guida del sindacato, Marini, D'Antoni e Pezzotta.
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Commercio: alano vendite luglio, -1,5% su anno


Lieve diminuzione anche rispetto a giugno -0,1%

Tutti negativi i dati sul commercio di luglio 2014. Secondo l'Istat, le vendite al dettaglio segnano una "lieve contrazione" (-0,1%) rispetto al mese precedente.   Rispetto a luglio 2013, l'indice grezzo del valore totale delle vendite cala invece dell'1,5%. Variazioni annuali negative si registrano sia per le vendite di prodotti alimentari (-2,5%), sia non alimentari (-1%). Anche nella media del trimestre maggio-luglio 2014, l'indice scende rispetto ai tre mesi precedenti (-0,5%). L'Istat ricorda che l'indice delle vendite al dettaglio si basa sul valore corrente, che include la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi. E l'inflazione a luglio 2014 è rimasta bassa, allo 0,1%. Nel primi sette mesi del 2014, l'indice grezzo del valore totale delle vendite continua a diminuire (-1,1%) rispetto allo stesso periodo del 2013. Una variazione negativa di pari entità (-1,1%) si è registrata sia per le vendite di prodotti alimentari sia per quelle di prodotti non alimentari.
   
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Il mercato immobiliare torna a calare, -3,6%


Agenzia delle Entrate, nel secondo trimestre dopo crescita del primo

Dopo il risultato positivo dei primi tre mesi dell'anno, dovuto agli effetti del nuovo regime fiscale, il mercato immobiliare segna, nel secondo trimestre, un nuovo calo pari al 3,6% rispetto allo stesso periodo del 2013.
Lo dice l'Agenzia delle ENtrate. In controtendenza, risalgono dell'1,8%, le compravendite di abitazioni nelle città capoluogo. In generale, spiega la Nota trimestrale pubblicata dall'Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle entrate, la flessione è contenuta nel settore residenziale, che perde solo l'1% rispetto al secondo trimestre dell'anno precedente, mentre si registrano cali superiori al 5% nel settore commerciale (-5,1%), nel terziario (-6,9%) e nelle pertinenze (-5,1%). La flessione delle compravendite di case è più marcata al Sud, dove il calo è pari a -4,3% e più contenuta al Nord, -0,3%, con un'inversione di tendenza al Centro, dove le compravendite sono in crescita dell'1,7%, rispetto al secondo trimestre del 2013.
Per il settore terziario, invece, la contrazione maggiore si registra al Centro (-22,3%), seguito dal Sud (-4,3%), e in coda il Nord (-2,2%). Calo generalizzato di vendite degli immobili commerciali in tutta la penisola, con il Sud in testa (-9%) e a breve distanza il Centro (-8,8%), in chiusura il Nord (-0,7%). Il comparto produttivo dà segnali di ripartenza al Nord e al Centro, con volumi di vendite che salgono rispettivamente del +16,2% e del +9,1%; il Sud invece perde l'8,5%.
Guardando alle grandi città e all'hinterland complessivamente, nel secondo trimestre dell'anno, aumentano del 3,8% le compravendite di abitazioni nelle otto maggiori città italiane, mentre i comuni delle rispettive province perdono l'1,2%. Spiccano i rialzi di Firenze (+12,6%), Bologna(+10,8%) e Genova (+10,3%), seguiti da quelli di Palermo (+7%),Milano (+6,9%) e Roma (+3,9%). Di contro, a Torino e a Napoli le vendite di case sono in discesa, rispettivamente del -5,5% e del -6,3%.
Nelle province delle principali città le perdite più elevate si registrano in quella di Bologna (-6,7%) e di Genova (-4,8%). Più contenute invece sono le flessioni nell'hinterland di Milano (-2,9%), Torino (-2%) ePalermo (-1,7%). Positivo il mercato nelle province di Napoli (+2%) e Roma (+0,9%), ma il primato spetta a quella di Firenze che raggiunge il +9,7% rispetto al secondo trimestre 2013.
   
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Apertura della Cgil, l'art. 18 non è più un tabù


Fase sia transitoria, 3 e 7 anni non sono la stessa cosa

"Se si parla di allungare il periodo di prova, sono per discutere dei tempi": "capisco che ci sia una stagione" in cui "l'articolo 18 non vale" ma è necessario "che sia transitoria". Così la leader Cgil, Susanna Camusso, sul contratto a tutele crescenti sottolineando che "tre anni e sette anni non sono la stessa cosa". "Capisco che ci sia una stagione, poi ci vorrebbero delle caratteristiche per definirla, in cui l' art.18 non vale", precisa Camusso ma, aggiunge, "quello che non va bene è che un lavoratore non raggiungerà mai le tutele che hanno gli altri". Quindi, sottolinea, se nella fase transitoria "vale l'indennizzo perfetto", ma "ci vorrebbero anche politiche attive". Comunque cancellare l'articolo 18 significa per la leader della Cgil "modernizzare il mondo del lavoro rendendolo più servile". E spiega: "Se l'articolo 18 non ci sarà più per i neoassunti allora non ci sarà più anche per chi oggi lo ha ma poi cambia lavoro". Per Camusso quindi "ridurre le tutele dei lavoratori vuol dire avere un'idea del lavoro servile".
Sul Jobs act è il Governo che spinge allo scontro
Il Jobs act è una delega e quindi "c'è tempo per la discussione. Noi vorremmo discutere con il Governo". Così la leader Cgil, Susanna Camusso, a Porta a Porta. Nel caso in cui invece l'esecutivo volesse restringere i tempi, allora, spiega, "non è noi che vogliamo lo scontro, ma è il Governo che ci costringe allo scontro". Per Camusso, infatti, "non bisogna mai rassegnarsi allo scontro, ma cercare soluzioni positive". Tuttavia alla domanda se vede margini in questo senso, risponde: "non mi pare che il Governo abbia alcuna intenzione da questo punto di vista. E questo lo reputo preoccupante".
Sul Tfr in busta paga, la scelta è del lavoratore, ma non è un aumento

L'ipotesi di trasferire il 50% del Tfr in busta paga può essere un'operazione su cui "volontariamente i lavoratori decidono, però poi nessuno dica che è un aumento e allora non si rinnova il contratto". Così il segretario della Cgil, Susanna Camusso, a Porta a Porta.
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Marchionne, Renzi parla di futuro, ok su art. 18


Lo si lasci lavorare, non ci sono alternative e la rifoma del lavoro è importante

Matteo Renzi ''parla del futuro per la prima volta'': ''ha un'impresa, compiti enormi. Nelle sabbie mobili ci potevamo restare prima dell'euro, ma adesso serve una risposta ai problemi''. L'amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne, parla a tutto campo del Presidente del Consiglio sottolineando l'importanza del nuovo approccio ai problemi. E chiarisce: "A me questo ragazzo piace, un grande coraggio". 
Dal capo di Fiat-Chrysler una nota di ottimismo e un invito a sostenere il premier
"Sono convinto che ce la fara': dobbiamo aiutarlo" perchè "Sta cambiando il sistema, con freschezza nelle nuove idee". Marchionne inoltre condivide il Jobs Act: "E' importante" afferma a proposito della Riforma del lavoro, perchè "è un segnale". E, ancora sull'articolo 18: ''sta creando disagi sociali e disuguaglianze: questa non e' giustizia'', spiega.  Interpellato dai giornalisti al termine del Council of foreign relations, che gli chiedono se abbia letto l'editoriale del direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli sul premier Matteo Renzi risponde: "No, non lo leggo normalmente".
Ipo Fiat Chrysler dovrebbe essere il 13 ottobre
Sull'ipo "siamo agli sgoccioli, e il 13 ottobre dovremmo a sbarcare" a Wall Street. Lo ha detto il numero uno di Fiat Chrysler, Sergio Marchionne, che forse nel giorno della quotazione suonera' la campanella in chiusura delle contrattazioni alla borsa di New York.
   
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Jobs Act: Poletti, basta pasticci all'italiana e tabù su art.18


Dare fiducia per investimenti; avanti in tempi dati

"Non possiamo fare pasticci all'italiana. Non ci si può fermare davanti a dei tabù. Noi abbiamo bisogno di dare fiducia e chiarezza perchè ci siano investimenti". Così il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, rispondendo sul Jobs Act e l'art.18. "Queste sono le linee di fondo, vogliamo andare avanti nei tempi dati". "Oggi dobbiamo fare un ragionamento molto chiaro perché abbiamo bisogno di idee chiare. Non possiamo fare pasticci all'italiana", afferma Poletti a margine di un convegno in Confindustria, "perché quando discutiamo nel merito delle cose poi, per metterci d'accordo, pasticciamo. Pasticci non possono essere fatti. Non ci si può fermare davanti a dei tabù. Noi abbiamo bisogno di dare fiducia e chiarezza perché ci siano investimenti. Queste sono le linee di fondo, vogliamo andare avanti nei tempi che ci siamo dati". Poletti sottolinea, quindi, che ieri il Senato ha cominciato l'esame del Jobs act e superato le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Movimento 5 Stelle e Sel alla delega sul lavoro: "Mi pare - sottolinea ancora - che ci siano le condizioni per affrontare questa discussione e farla nel modo giusto". A proposito, invece, dei quasi 700 emendamenti presentati per l'aula di palazzo Madama, "molti sono figli di una volontà di esprimere una opposizione, ce ne sono tanti di M5S e tanti di Sel. Sono dentro l'attività parlamentare, sono in qualche misura nella norma, se proprio non fisiologici perché gli emendamenti dovrebbero essere tutti finalizzati ad un miglioramento sostanziale" del provvedimento. "Siamo dentro ciò che capita spesso - conclude Poletti - nella nostra vita parlamentare".   
Camusso? Ascoltiamo tutti ma poi decidiamo
 "E' una discussione aperta. Noi ascoltiamo tutti quanti, sentiamo le opinioni di tutti, poi alla fine governo e parlamento decidono". Così il ministro del Lavoro, a proposito del Jobs act risponde alla domanda se consideri positiva l'apertura del leader della Cgil, Susanna Camusso, sugli anni di 'sospensione' dell'articolo 18 per i neoassunti. E a proposito della riunione della Direzione del Pd in agenda lunedì: "Ci sarà una discussione franca e lineare sulla delega" sul lavoro "ed una discussione sullo sviluppo dell'Italia, che credo sia importante".
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"50% del tfr in busta paga?". Squinzi: "E' caso complesso"


Secondo il Sole 24 ore è l'ipotesi allo studio del governo

Trasferire da subito nella busta paga dei lavoratori il 50% del Tfr da maturare annualmente e lasciare il restante 50% alle aziende. Sarebbe il piano allo studio del Governo per favorire il rilancio dei consumi e il sostegno alle attività produttive. Lo scrive il Sole 24 ore sottolineando che la "misura durerebbe da uno fino a un massimo di tre anni, inizialmente solo per i dipendenti privati. Ma resta da sciogliere il nodo delle compensazioni alle aziende".
La scelta - secondo il giornale di Confindustria - spetterebbe comunque al lavoratore. La disposizione entrerebbe nella Legge di Stabilità, che il Governo puntaa varare il prossimo 10 ottobre, insieme alla stabilizzazione degli 80 euro e alla riduzione dell'Irap.
Squinzi, 50% Tfr in busta paga situazione complessa - "E' una situazione molto complessa. Poi bisogna vedere quale drenaggio in termini di liquidità verrà fuori sulle imprese". Così il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, sull'ipotesi di un piano del Governo per conferire il 50% del Tfr nella busta paga dei lavoratori. 
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