domenica 31 maggio 2020

Mediobanca: Del Vecchio chiede a Bce di salire al 20% Fonti finanzairie confermano anticipazione di Repubblica


(ANSA) - MILANO, - Leonardo Del Vecchio ha rotto gli indugi e ha chiesto alla Bce, attraverso Bankitalia, di salire al 20% del capitale di Mediobaca, dalla quota attuale a ridosso del 10%, detenuta attraverso Delfin. Lo si apprende da fonti finanziarie dopo l'anticipazione di Repubblica.
    L'obiettivo ultimo del patron di Luxottica, come già emerso dall'ingresso lo scorso autunno con lo sbarco in forze nel capitale di Piazzetta Cuccia, è il futuro di Generali, della quale Mediobanca ha il 13% e Del Vecchio è il secondo socio privato alla spalle di Caltagirone. (ANSA).
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Fisco: Ref, ammanco Tari, per Comuni rischio buco da 3 mld Con emergenza Covid sempre più famiglie e imprese in difficoltà


(ANSA) - ROMA,  - Le difficoltà di famiglie e imprese a pagare le tasse di fronte all'emergenza coronavirus potrebbe causare un buco nei bilanci comunali che, solo per la Tari, ammonterebbe ad oltre 3 miliardi di euro. E' la stima del Ref, contenuta in un approfondimento sulla tassa sui rifiuti.
    Il centro di ricerca prevede un generale impoverimento dei nuclei familiari e delle aziende dovuto al deterioramento della situazione occupazionale e dell'attività produttiva. Questo porterebbe molti contribuenti a non pagare uno dei tributi che già registra tra i più alti mancati incassi. (ANSA).
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Fase 2: riaperte 82% Pmi ma 30% teme chiusura definitiva Confcommercio, serrande ancora abbassate in 27% bar e ristoranti


A due settimane dall'avvio della Fase 2, delle quasi 800 mila imprese del commercio e dei servizi che sono potute ripartire, l'82% ha riaperto l'attività: il 94% nell'abbigliamento e calzature, l'86% in altre attività del commercio e dei servizi ma solo il 73% dei bar e ristoranti. E' quanto emerge da un'indagine di Confcommercio, in collaborazione con SWG, in cui si evidenzia anche la lettura contraria dei dati: il 18% delle imprese che potevano riaprire non l'ha ancora fatto e la percentuale sale al 27% tra bar e ristoranti.
    Soprattutto, per quasi il 30% delle imprese che hanno riaperto, rimane elevato il rischio di chiudere definitivamente a causa delle difficili condizioni di mercato, dell'eccesso di tasse e burocrazia e della carenza di liquidità.
    "Gli imprenditori hanno volontà di riaprire nonostante le difficoltà, ma c'è il rischio di una tempesta perfetta: da una parte i pesanti costi della Fase 2 e le poche entrate, dall'altra una crisi di liquidità che persiste e si aggrava e che richiede che le misure previste dal Decreto Rilancio siano attuate al più presto", commenta il presidente, Carlo Sangalli.
    "Serve meno burocrazia e una accelerazione delle iniziative anticrisi dalla quale dipende la ripartenza dell'economia e il futuro del nostro Paese", aggiunge. 
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sabato 30 maggio 2020

Fisco: Cgia, 3 mesi lockdown? evasione dovrebbe essere -25% Centro studi, se evasori sono autonomi ci si aspetta sia così


(ANSA) - VENEZIA, - L'evasione fiscale potrebbe essere scesa in questi 3 mesi di lockdown del 25%, ovvero di 27,5 miliardi. Lo afferma la Cgia di Mestre, svelando subito che si tratta di una 'provocazione', ovvero una stima basata sul fatto che è considerazione molto diffusa tra l'opinione pubblica che "il popolo degli evasori nel Paese è costituito quasi esclusivamente da autonomi". Cgia ricorda che le stime Mef parlano di un 'nero' di 110 mld l'anno. Dopo 3 mesi di lockdown che ha interessato la gran parte delle piccole e piccolissime attività economiche italiane, a esultare - dice Cgia - sarebbe il fisco che avrebbe visto "diminuire" di 27,5 miliardi di euro l'evasione fiscale. Se fosse vero, aggiunge la Cgia, che il mancato gettito sia riconducibile in massima parte ad attività dove c'è un rapporto commerciale diretto con il cliente finale (edili, idraulici, orafi, elettricisti, parrucchieri, baristi etc.) e che i 3 mesi di chiusura hanno interessato proprio tali attività, l'evasione dovrebbe essere scesa del 25%. (ANSA).
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Corte Conti: medici in fuga, in 8 anni 9.000 emigrati all'estero Per trovare occupazione e adeguata retribuzione


 Una vera e propria "fuga" dall'Italia per mancanza di posti e bassi stipendi. E' quella dei medici italiani, in cerca di fortuna all'estero. Secondo quanto riportato dalla Corte dei Conti nell'ultimo Rapporto sul coordinamento della Finanza pubblica, in base ai dati Ocse negli ultimi 8 anni, sono oltre 9.000 i medici formatisi in Italia che sono andati a lavorare all'estero. Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia sono i mercati che più degli altri hanno rappresentato una soluzione "alle legittime esigenze di occupazione e adeguata retribuzione quando non soddisfatte dal settore privato nazionale".
Una condizione che, sottolineano i magistrati contabili, "pur deponendo a favore della qualità del sistema formativo nazionale, rischia di rendere le misure assunte per l'incremento delle specializzazioni poco efficaci, se non accompagnate da un sistema di incentivi che consenta di contrastare efficacemente le distorsioni evidenziate". 
La concentrazione delle cure nei grandi ospedali verificatasi negli ultimi anni e il conseguente impoverimento del sistema di assistenza sul territorio, divenuto sempre meno efficace, ha lasciato la popolazione italiana "senza protezioni adeguate" di fronte all'emergenza Covid. E' quanto scrive ancora la Corte dei Conti in un approfondimento sulla sanità contenuto nell'ultimo Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica.
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Visco, estrema incertezza, ma insieme ce la faremo 'Ma serve dialogo costruttivo, nessuno perda la speranza'


"L'incertezza oggi è forte" ma "'oggi da più parti si dice "insieme ce la faremo". Lo diciamo anche noi". Così il governatore di Bankitalia Ignazio Visco sottolineando che non lo si deve dire però "solo con ottimismo retorico, bensì per assumere collettivamente un impegno concreto". "Serve un nuovo rapporto tra Governo, imprese dell'economia reale e della finanza, istituzioni, società civile; possiamo non chiamarlo, come pure è stato suggerito, bisogno di un nuovo "contratto sociale", ma anche in questa prospettiva serve procedere a un confronto ordinato e dar vita a un dialogo costruttivo". Infine un chiaro appello: "Nessuno deve perdere la speranza" dice Visco.
"Ogni paese deve utilizzare le risorse messe a disposizione dalle istituzioni europee con pragmatismo, trasparenza e, soprattutto in maniera efficienze". Visco nelle considerazioni finali avverte però che "i fondi europei non potranno mai essere 'gratuiti'" perché "il debito europee è debito di tutti". Visco definisce l'ultima proposta Ue, del fondo da 750 miliardi "un'opportunità importante". "L'Italia - aggiunge inoltre - è chiamata ad uno straordinario sforzo per sfruttare le opportunità offerte meglio di quanto non abbia fatto negli ultimi decenni"
"Nello scenario di base la flessione dell'attività produttiva nel 2020 sarebbe pari al 9%" e nel 2021 il Pil "recupererebbe circa la metà della caduta". Per Visco "su ipotesi più negative, anche se non estreme (...) il prodotto si ridurrebbe del 13% quest'anno e la ripresa nel 2021 sarebbe molto lenta". Visco sottolinea che "ci vorrà tempo per tornare a una situazione di normalità, presumibilmente diversa da quella a cui eravamo abituati fino a pochi mesi fa".
La "profondità della recessione, nel medio periodo", "non potrà non avere effetti sui bilanci bancari. L'aumento dei crediti deteriorati andrà affrontato per tempo, facendo ricorso a tutti i possibili strumenti, inclusi quelli per la ristrutturazione e la loro vendita". " Qualora necessario", "si dovrà essere pronti a percorrere soluzioni che salvaguardino la stabilità del sistema valutando" "strumenti in via preventiva per banche che versino in una situazione di serie, anche se presumibilmente temporanee, difficoltà".
Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco riconosce che ci siano stati "frizioni" e "alcune lentezze" nell'afflusso della liquidità alle imprese prevista dalle misure del governo dovuta anche alla "mole di domande eccezionale" e "problemi di natura organizzativa e differenze nelle dotazioni informatiche" ma si dice "fiducioso che nelle prossime settimane con la cooperazione di tutti i soggetti coinvolti si registreranno miglioramenti" anche con alcuni emendamenti alla norma. 
"Nel quadro macroeconomico del Governo si prevede per il 2020 un disavanzo pari al 10,4 per cento del PIL e un aumento del peso del debito pubblico sul prodotto di 21 punti percentuali, al 156 per cento. Un lascito così pesante impone una presa di coscienza della dimensione delle sfide di fronte a noi". Nel testo viene spiegato che "con un tasso di crescita dell'economia compreso tra l'uno e il due per cento", un calo dello spread, e un avanzo primario dell'1,5% "sarebbe sufficiente per ridurre il peso del debito sul prodotto di circa due punti percentuali in media all'anno".
"Ciò che soprattutto ci differenzia dalle altre economia avanzate è l'incidenza dell'economia sommersa e dell'evasione che si traduce in una pressione fiscale effettiva troppo elevata per quanto rispettano pienamente le regole". Visco che invita ad "un profondo ripensamento della struttura della tassazione, che tenga contro del rinnovamento di sistema di protezione sociale, deve porsi l'obiettivo di ricomporre il carico fiscale a beneficio dei fattori produttivi". Per Visco "le ingiustizie e i profondi effetti distorsivi che derivano da evasione e sommerso si riverberano sulla capacità di crescere e di innovare delle imprese; generano rendite a scapito dell'efficienza del sistema produttivo".
"Stiamo attraversando la più grande crisi sanitaria ed economica della storia recente. Da noi, come in molti altri paesi, medici e infermieri hanno dovuto sostenere una pressione senza precedenti. Grazie al loro impegno, prestato in condizioni difficilissime, si sono scongiurate conseguenze ancora peggiori. Ai molti che in questo sforzo sono stati colpiti, alle vittime tutte di questa tragedia, ai loro familiari va il nostro primo pensiero". Sono le parole del governatore della Banca d'Italia rivolte al personale e alle vittime della pandemia leggendo le Considerazioni Finali.
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