venerdì 27 luglio 2018

Scontro Cda Fs-Toninelli 'Mazzoncini doveva decadere'

Secondo il ministro bisognava applicare il codice etico visto che l'Ad era a processo per truffa. Board: 'Ci siamo attenuti allo Statuto, azioni a tutela'

Botta e risposta tra il Cda di Fs ed il ministro dei trasporti Danilo Toninelli e il Cda di Fs. 
Se il Cda avesse ascoltato l'azionista non sarebbe stato fatto decadere mentre invece ha respinto al mittente l'invito del governo che chiedeva di applicare la regola etica su Mazzoncini, a processo per truffa. E' quanto afferma il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli in un post su Facebook nel quale afferma che "con la scusa della sconsiderata fusione Fs-Anas, l'allora ministro Padoan ha tenuto in piedi l'ad Renato Mazzoncini, colui che, tanto per dirne una, sosteneva che il Ponte sullo stretto fosse una infrastruttura strategica; ma soprattutto colui che andrà a processo per presunta truffa ai danni dello Stato".
"È ridicolo - scrive il ministro - ricevere l'accusa di voler occupare poltrone da parte di certe forze politiche. Il loro ultimo governo (Gentiloni), in carica solo per gli affari correnti e a Camere già sciolte, con un blitz durante le festività di fine 2017, ha rinnovato per altri tre anni un Cda che sarebbe dovuto scadere già ad aprile scorso".
Non si é fatta attendere la replica del Consiglio di amministrazione. "In riferimento a quanto dichiarato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Cda di Ferrovie dello Stato Italiane ribadisce di essersi attenuto strettamente e diligentemente alle previsioni dello Statuto". E' quanto si legge in una nota del cda di Ferrovie nella quale si precisa che la precisazione è "a tutela della reputazione e della professionalità del Consiglio, evidenziando che ove si proseguisse in similari affermazioni lesive della dignità del Consiglio, saranno attivate le occorrenti azioni di tutela previste dalle norme vigenti".
"Secondo lo Statuto -prosegue la nota del consiglio di amministrazione di Fs- il CdA può far decadere l'Amministratore per l'esistenza di un rinvio a giudizio o, come in questo caso, rimettere all'Assemblea la proposta di permanenza in carica dell'Amministratore stesso, per salvaguardare il preminente interesse della Società. "Pertanto - si prosegue - il CdA non ha operato alcun aggiramento delle norme statutarie, bensì ha agito nel pieno rispetto delle stesse e delle proprie prerogative, sotto la vigilanza degli organi di controllo che assistono alle sedute consiliari".
   
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