giovedì 26 luglio 2018

Da Bruxelles 38,6 miliardi per dare la carica all’economia in Italia

Il paese è quello che ha beneficiato di più dal sostegno della Bei dal 2015 al 2018

Il quartier generale della Commissione europea a Bruxelles

NICOLA LILLO
ROMA

La Banca europea per gli investimenti ha supportato l’economia italiana per 38,6 miliardi di euro di nuovi investimenti, nel triennio 2015-2018. Di questa somma poco più del 20%, e cioè 8,3 miliardi, è riferito al piano Juncker, che a dicembre è stato rinnovato fino alla fine del 2020. L’Italia è il paese che ha beneficiato di più dei finanziamenti totali della Bei, che per questo 2018 però vedranno un calo fisiologico a causa della Brexit. 

Una buona parte di questa somma come detto è riferita al piano del presidente della Commissione Ue, che solo in Italia - grazie agli 8,3 miliardi - ha permesso di movimentare un totale di 46,4 miliardi di investimenti. Il nostro è il secondo paese beneficiario di questo programma, appena dietro alla Francia, ed è il primo per gli investimenti a favore di piccole e medie imprese: sono 213 mila quelle sostenute, il numero più alto in Europa. 

“Finanziamenti utili a contrastare la disoccupazione” 

«Questi finanziamenti servono a spingere la crescita del Pil, a creare competitività europea e a contrastare la disoccupazione» spiega Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei e tra i nomi che erano in corsa per la carica di amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti. In totale comunque il piano Juncker - che tecnicamente è chiamato Fondo europeo per gli investimenti strategici, Efsi - ha approvato in tre anni in Europa 898 operazioni, 65,5 miliardi di euro di finanziamenti (mobilitandone 335 miliardi), ha sostenuto 700 mila Pmi, creando oltre 750 mila posti di lavoro e aumentando il Pil europeo di 0,6 punti percentuali. 

Problema investimenti 

Negli ultimi tre anni gli investimenti in Europa hanno registrato un tasso di crescita annuo del 3,2%, superiore al 2,8% del decennio pre-crisi. Ma non basta, soprattutto per l’Italia, dove gli investimenti in percentuale al Pil sono calati del 20% rispetto al periodo pre-crisi: erano il 21,6% nel 2007 e sono passati al 17,5% lo scorso anno, valore tra i più bassi nei paesi dell’Ue. In altri stati invece il gap è stato completamente colmato e il livello 2007 superato. Anche gli investimenti pubblici sono scesi, del 24% nel periodo 2008-2014: il livello resta comunque tra i più bassi dal 1995. Per questo Scannapieco condivide la posizione del ministro dell’Economia Giovanni Tria, “che parla spesso di rilanciare gli investimenti. Sono assolutamente in linea con quello che lui sostiene”, afferma il vicepresidente della Bei. 

Scannapieco e la mancata nomina alla Cdp: “Sono un civil servant” 

Scannapieco, economista con una lunga esperienza e con un passato al ministero dell’economia, era tra i nomi indicati per guidare la Cassa depositi e prestiti. Sostenuto soprattutto, secondo le indiscrezioni degli scorsi giorni, dal ministro Tria, alla fine Scannapieco non è stato nominato per i veti incrociati dei due partiti di maggioranza, Lega e Cinque Stelle. Ora, dopo alcuni giorni dalle nomine, risponde a una domanda sulla vicenda e non si dice deluso: “Sono un civil servant, da 21 anni lavoro per lo Stato italiano. Io sono fiero del lavoro fatto e continueremo a lavorare come abbiamo sempre fatto”. 
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