
Il comitato aveva deciso l'acquisto di una maxi partita per circa 30 milioni di pannelli anti rumore da posizionarsi ai lati dell'autostrada che poi, secondo l'accusa, si sono dimostrati pericolosi. Per questo alla fine del 2019 il sostituto procuratore Walter Cotugno aveva notificato un avviso di garanzia a tutti i membri del gruppo. Il fascicolo è aperto per frode nelle pubbliche forniture e attentato alla sicurezza dei trasporti, secondo il Secolo XIX. L'iscrizione degli indagati è definita dagli inquirenti "un atto dovuto" per dare la possibilità ai manager di chiarire la propria posizione e a gennaio Tomasi, dopo aver ricevuto l'avviso di garanzia, è stato sentito dal pm come persona sottoposta a indagini, ricorda anche il quotidiano ligure, e ha scelto di rispondere per chiarire la sua posizione e replicare agli addebiti. Dopo l'interrogatorio, riferisce in particolare il Secolo XIX, la posizione del manager di Autostrade si è alleggerita. In base alle indiscrezioni sulle indagini ha fornito spiegazioni "esaustive" ed è possibile che nei suoi confronti sia formulata nei prossimi mesi una richiesta di archiviazione.
Nel fascicolo che coinvolge Tomasi, riporta invece Repubblica, si ipotizza anche la violazione al contratto di concessione firmato tra Autostrade e lo Stato.
Stamattina la replica di Aspi alle notizie pubblicate dai due giornali, secondo cui Tomasi "non aveva competenza sulle barriere fono-assorbenti" e prendeva parte al comitato grandi opere "per presentare altri progetti". Inoltre, Aspi sottolinea che Tomasi 'ha già avuto modo di chiarire ampiamente' la sua posizione all'autorità giudiziaria la in un incontro che si è tenuto a gennaio del 2020.
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