Le imprese che si muovono sul palcoscenico della coesione esportano di più, il 58% contro il 39%; fanno maggiori investimenti verdi, il 39% contro il 19%; migliorano prodotti e servizi, il 58% contro il 46%; adottano misure legate al Piano di Transizione 4.0 (il 28% contro l'11%); e investono di più in cultura (il 26%). Nella distribuzione geografica, il podio delle imprese coesive è fatto da Lombardia, Veneto, Emilia Romagna. In generale, nel 2020 sono aumentate e incidono per il 37% rispetto al 32% del 2018. Resta "ancora molto da fare ma - secondo il rapporto - coesione vuol dire anche miglioramento del bilanciamento di genere: si sono compiuti passi importanti con un incremento delle donne nei cda delle società quotate passato da 170 nel 2008 (il 5,9%) alle 811 di oggi (il 36,3%); mentre nei collegi sindacali si è passati dal 13,4% del 2012 al 41,6% del 2019, con 475 sindaci donne.
Quelle delle imprese coesive - viene spiegato nel rapporto, messo a punto in collaborazione con Aiccon, Ipsos e Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne - sono sfide che chiamano ad un'azione comune imprese, comunità, istituzioni, cittadini. "La capacità umana di cooperare e costruire comunità che condividono idee, informazioni, esperienze e valori - viene osservato - può rappresentare una strategia potente per superare le crisi dei nostri tempi. Ce ne siamo resi conto in questi mesi di lotta al Covid-19. Grazie alla collaborazione di tante associazioni del terzo settore, all'impegno dei volontari e alla solidarietà di migliaia di cittadini e imprese siamo riusciti a ridurre in parte, ma non arginare, l'urto della crisi sulle vecchie e le nuove povertà".Redazione ANSAROMA
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