mercoledì 18 marzo 2020

Coronavirus, Spread Btp-Bund sfonda quota 300, massimo novembre 2018 Asia pesante dopo calo forniture dalla Cina


Lo spread tra Btp e Bund sfonda la soglia dei 300 punti base a 306, rivedendo i massimi da novembre 2018. Il rendimento del decennale del Tesoro è salito al 2,76%.

Piazza Affari riduce il calo segnato in apertura (Ftse Mib -1,3%) nel primo giorno di blocco totale delle vendite allo scoperto.
 Resta però in difficoltà con Fca (-4,17%) e Cnh (-5,73%), che scontano il blocco degli impianti che ormai interessa l'intero comparto industriale europeo. Sotto pressione anche Stm (-4,6%) ed Enel (-3,41%), mentre Eni (-1,27%) risente del calo del greggio insieme a Saipem (-1,65%), che ha concluso il proprio piano di riacquisto titoli. Pochi i rialzi, limitati a Tim (+7,71%), spinta dall'intero comparto telefonico in Europa per il ricorso al lavoro agile. Occhi puntati su Terna (+4%), Prysmian (+3,55%), Snam (+3%) Tenaris (+2,8%) e Atlantia (+2,17%), riammessa agli scambi. A due velocità le banche, con lo spread che risale in area 280 punti. Giù Intesa (-2,78%), Ubi (-1%) e Unicredit (-0,86%), bene invece Banco Bpm (+2%). Poco mossa Molmed (-0,11%), salita ieri dell'80% per effetto dell'Opa di Agc.

Apertura pesante per le principali borse europee. Francoforte cede il 3,64% a 8.613 punti, Londra il 2,61% a 5.156 punti e Parigi il 2,16% a 3.905 punti.

Continua la discesa dei prezzi del petrolio ulteriormente in calo sul mercato after hour di New York. Il Wti del Texas cede il 2,34% a 26,31 dollari al barile; il Brent perde l1,25% a 28,34 dollari al barile.

Scatta dalla seduta di oggi il divieto annunciato ieri dalla Consob ad effettuare vendite allo scoperto su tutti i titoli di Piazza Affari per 3 mesi. Il provvedimento, che aveva interessato solo alcuni titoli nel corso delle sedute dello scorso 13 marzo e di ieri, riguarda tutte le cosiddette "posizioni corte", utilizzate per guadagnare in Borsa anche quando i listini scendono, tramite la compravendita di titoli presi a prestito. A questo si aggiunge l'introduzione di un regime di "trasparenza rafforzata" per i 48 titoli a maggior capitalizzazione e ad azionariato diffuso, che prevede la comunicazione di variazioni sull'azionariato a partire dall'1% per le società più grandi e dal 3% per le Pmi, in luogo rispettivamente del 3 e del 5%. Provvedimenti contro le vendite allo scoperto sono stati adottati anche dalle Autorità finanziarie in Spagna, Francia e Belgio.

Nuova giornata difficile per i listini di Asia e Pacifico, ancora una volta legata agli effetti della diffusione del coronavirus. I listini orientali hanno scontato il calo delle esportazioni dalla Cina al Giappone, che in febbraio si sono dimezzate, bloccando di fatto le attività manifatturiere. Tokyo ha ceduto l'1,68%, Shanghai l'1,83% e Taiwan il 2,34%. Più pesanti Seul (-4,86%) e Sidney (-6,43%), legata al prezzo delle materie prime, che a parte l'oro e il minerale di fatto hanno segnato nuovamente il passo. Sotto pressione anche Hong Kong (-3,61%) e Mumbai (-3,94%), ancora aperte. Negativi i futures sull'Europa e su Wall Street, in attesa della bilancia commerciale italiana e dell'Ue e dei dati sulle nuove costruzioni di case negli Usa.
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