La scelta di Nicastro, che finora aveva guidato la divisione retail del gruppo, indica la volontà degli azionisti – a partire dalle Fondazioni – di privilegiare l'attività di banca commerciale, pur «confermando la strategicità della divisione corporate e investment banking». Ma l'esperienza del manager trentino, 45enne, è a tutto campo: dall'investment banking in Salomon Brothers alla consulenza aziendale in Mc Kinsey. E in UniCredit, all'inizio degli anni 2000, ha costruito – partendo dalla polacca Bank Pekao – il network bancario nel Centro Est Europa. Network a cui ha poi lavorato anche Fiorentino e poi Ghizzoni. Un team, quello dei tre manager italiani, già sperimentato e affiatato.
Nel dettaglio, il board di UniCredit ha deciso di affidare a Nicastro le deleghe a livello di gruppo su Famiglie e Pmi, private banking e Global transaction banking. A Fiorentino, è stata invece affidata la responsabilità su Organizzazione, back office, information technology, human resources-management e identity & communications. Napoletano, 54 anni, Fiorentino è nel gruppo da quasi 30 anni, e si è occupato della gestione delle integrazioni di UniCredit (da quella con Crt, Cariverona e Cassamarca a quella con Capitalia, di cui è poi stato anche amministratore delegato).
La struttura di governance messa a punto dal board prevede che Nicastro, Fiorentino e il futuro responsabile della divisione Cib siano a diretto riporto del ceo Ghizzoni, cui faranno capo con riporti diretti il chief financial officer, il chief risk officer e il responsabile delle risorse umane. Ghizzoni spiega che «faranno capo direttamente all'amministratore delegato i country chairman di Germania e Austria, mentre al direttore generale Nicastro riporteranno i country Chairman di Italia e Polonia, nonchè il responsabile delle banche del Centro Est Europa».
Secondo il ceo Fedrico Ghizzoni, «la nuova struttura di governance è una tappa fondamentale nell'evoluzione di UniCredit quale primaria banca universale europea», ha commentato, aggiungendo che «UniCredit è perfettamente in grado di affrontare le sfide derivanti dal nuovo contesto economico e regolamentare». Ghizzoni, che come detto ben conosce Nicastro e Fiorentino per aver condiviso la costruzione del gruppo nel Centro Est Europa, si è detto certo che «con questo management-team dinamico UniCredit conoscerà una nuova fase di sviluppo».
Piena fiducia nella banca è stata espressa ieri anche dal vicepresidente Farhat Omar Bengdara, governatore della Banca Centrale Libica (azionista con il 4,9% dell'istituto di Piazza Cordusio). «Come banca centrale libica, noi crediamo ancora nella banca e nella sua strategia, finchè continua come quella di una banca universale e internazionale. Noi stiamo con la banca, investiamo e supportiamo la banca». Il governatore dell'istituto centrale di Tripoli ha poi negato tensioni con gli azionisti italiani: «No, no – ha detto Bengdara – abbiamo discusso ogni cosa nel board con trasparenza e molta franchezza. Siamo d'accordo e tutte le decisioni fino ad ora sono state prese all'unanimità».
Resta però ancora da sciogliere il nodo della partecipazione complessiva dei libici della Banca Centrale (4,9%) e del collegamento con la Lybian Investment Authority (2,6%), ai fini del superamento del tetto statutario ai diritti di voto del 5%. Quota "araba" che va ad aggiungersi al 4,9% alla Aabar Investments di Abu Dhabi. «Non abbiamo legami con Aabar, che è di Abu Dhabi - ha commentato Bengdara - e noi siamo più vicini, in termini di distanza, all'Italia che agli Emirati arabi uniti».
di Alessandro Graziani
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